Il piano per aiutare a correre un Paese… sfibrato va avanti senza sosta grazie ai fondi PNRR. Ma c’è bisogno di accelerare.
La transizione digitale del nostro Paese andrà a impegnare il 27% delle risorse totali del PNRR: basta partire da questo dato per rendersi conto che l’Italia non può davvero permettersi di sbagliare. E chiaramente la velocità delle connessioni internet di case, imprese, scuole e amministrazioni pubbliche rappresenta il nodo centrale.
Sappiamo da tempo, infatti, che quanto alla velocità del nostro accesso alla rete siamo piuttosto indietro rispetto alla media europea. Ed è per questo che tutti si aspettano moltissimo dell’ambizioso piano Reti Ultraveloci
Reti Ultraveloci è stato pensato proprio con l’obiettivo di mettere in azione le risorse in arrivo per superare il divario digitale e il gap infrastrutturale della banda ultra-larga presente in Italia rispetto ai Paesi vicini. Ma anche all’interno dello stesso territorio nazionale, con difformità evidenti da regione a regione.
Il programma mette insieme diverse azioni parallele che interessano la rete fissa e quelle mobili, passando per scuole e sanità. Il suo sviluppo è scandito da target e milestone definiti, per arrivare il prima possibile alla piena copertura delle cosiddette “aree bianche”.
Reti Ultraveloci è a sua volta strutturato in cinque sottopiani d’intervento, con target specifici e differenti:
- Piano Italia a 1 Giga
- Piano Italia 5G
- Piano Isole minori
- Piano Scuola Connessa
- Piano Sanità Connessa
Italia a 1 Giga, si punta a giocare d’anticipo
Quello che a noi interessa più da vicino è il Piano Italia a 1 Giga. Gli altri, infatti, sono in qualche modo strettamente legati al primo, con la sola eccezione del Piano 5G, funzionale a sopperire alla mancanza di fibra nei territori cosiddetti “a basso mercato”, perché troppo difficoltosi da raggiungere con i cablaggi.
L’obiettivo di Italia a 1 Giga lo chiarisce il nome stesso dell’intervento, ossia portare reti a banda ultralarga in grado di assicurare a tutti gli utenti una velocità di connessione allineata agli obiettivi europei della Gigabit Society e del Digital Compass. Connessioni cioè di almeno 1 Gigabit/s sull’intero territorio nazionale e disponibili per i singoli numeri civici delle unità immobiliari nei quali non è presente.
Parola d’ordine: giocare d’anticipo. L’Italia infatti intende riuscirci entro il 2026, anticipando così di 4 anni i target fissati dall’Unione Europea per il 2030.
E ora a che punto siamo? Ce lo dice il sito lanciato per tenere monitorata l’iniziativa. Ad oggi (aprile 2024) la situazione non induce molto all’ottimismo: le abitazioni da connettere in totale sono 6,8 milioni, ma tra quelle già eseguite e quelle in lavorazione superiamo appena il 20%. Insomma sì, ce n’è di lavoro da fare.
La zavorra della burocrazia
Semplificare per accelerare. È questa la missione che si sono dati governo, ANCI e operatori di settore per ridurre i tempi necessari a portare in porto il progetto. A zavorrare enormemente il percorso dei cantieri fino a oggi è stata infatti l’esecuzione delle opere civili necessarie alla posa dei cavi su molte aree del territorio nazionale.
Per dare una spinta nella direzione giusta, a fine 2023 è stata siglata la Convenzione Reti Ultraveloci PNRR, che di fatto vieta regolamenti comunali che potrebbero ostacolare lo sviluppo delle infrastrutture e permette di implementare verifiche preliminari per identificare casi in cui i passaggi autorizzativi e documentali possono essere quasi immediati.
Basterà?
La situazione in Veneto
All’interno della propria agenda digitale, il Veneto non è rimasto a guardare. La nostra regione risulta infatti sopra la media nazionale rispetto al numero di comuni cablati in fibra FTTH, ovvero la fibra ottica pura al 100% che consentirà anche in futuro sempre il massimo delle velocità di connessione.
Nella nostra Regione sono già stati connessi alla banda ultralarga 335 Comuni su 558, pari al 60% del totale. All’interno di Italia a 1 Giga il focus non è però sui Comuni, ma sui civici e quindi sulle singole abitazioni e imprese.
E lì c’è da fare di più, perché Reti ultraveloci punta a portare le infrastrutture, ma non impatta sulla scelta delle utenze, che restano libere di abbracciare o meno il cambiamento. E oggi purtroppo facciamo i conti con una penetrazione di connessioni ultraveloci ancora molto bassa: la popolazione attiva su queste reti è mediamente circa il 20% rispetto alla disponibilità integrale.
Come fare la nostra parte? I privati possono tenere monitorata la copertura del loro Comune direttamente sul sito di Ovunque, il provider internet per cittadini e famiglie, e approfittare dell’attivazione gratuita pensata proprio per incentivare il passaggio alla FTTH.